Per farsi un’idea di come può evolvere la transizione energetica è utile un confronto tra i principali scenari energetici, a partire da quelli Iea e Opec. Un confronto proposto nel nuovo rapporto dell’International Energy Forum.
Il nuovo rapporto IEF Outlooks Comparison Report propone il confronto tra gli scenari Iea e Opec e le metodologie sottostanti e inserendoli nel contesto più ampio delle prospettive prodotte da altre principali organizzazioni industriali e attori del mercato.
Riportiamo alcune delle principali evidenze
Scenari al 2030
Sia Iea che Opec ipotizzano una crescita globale annua del 3% per questo decennio, con alcune differenze a livello regionale
Le ipotesi Iea sul prezzo del petrolio sono leggermente più elevate nel breve termine ma sostanzialmente in linea con gli anni precedenti; l’Opec invece non fornisce dati sulle ipotesi di prezzo
Gli scenari di riferimento mostrano una crescita della domanda di energia primaria. Nella maggior parte degli scenari, l’energia rinnovabile è destinata a più che raddoppiare, ma nel 2030 i combustibili fossili rappresenteranno ancora il 63-77% della domanda primaria (rispetto all’80% nel 2022).
Degli scenari che prevedono il raggiungimento degli Accordi di Parigi – NZE, APS e AT – solo NZE prevede un deciso calo della domanda di energia primaria (9%) entro il 2030.
La domanda di petrolio è prevista crescere in 4 dei 6 scenari (esclusi NZE e APS della Iea), guidata dalla crescita nei paesi non-OCSE. Quella di gas naturale crescerà fino al 2030 in tre dei sei scenari anch’essa guidata dai paesi non-Ocse. La domanda di carbone diminuirà invece in tutti gli scenari (dal -6% dell’OPEC Ref al -44% di NZE).
L’offerta di liquidi aumenterà di 6 mb/g nello STEPS della Iea e di 12 mb/g nell’OPEC Ref, che prevede una crescita della produzione Opec oltre 6 volte maggiore mentre quella non-Opec di 2 volte. L’APS della Iea prevede invece un leggero calo di 1 mb/g nonostante il maggior ruolo attribuito ai biocarburanti (6% del totale).
Rinnovabili, idroelettrico, biomassa e nucleare cresceranno tra il 31 e il 63% in tutti e sei gli scenari. La quota del nucleare aumenta nei tre scenari Iea e resta invariata in Opec Ref (Opec AT e LF riportano solo la domanda nucleare aggregata con le energie rinnovabili). La domanda rinnovabile (escluso idroelettrico e bioenergie) sarà più che raddoppiata in tutti gli scenari Iea e in Opec Ref.
Scenari al 2045
Il confronto tra gli scenari energetici Iea e Opec viene proposto anche al 2045. Sia Iea che Opec assumono che il PIL globale raddoppierà entro il 2050 e che la popolazione mondiale crescerà di oltre il 20%.
Sia gli scenari Iea che Opec del 2023 hanno rivisto le previsioni dello scorso anno. La domanda di energia primaria è stata rivista al rialzo in quelli Opec (7-11 mil. bep/g), al ribasso invece in quelli Iea (5-9 mil. bep/g).
3 dei 6 scenari prevedono una crescita robusta della domanda di energia primaria fino al 2045. Tuttavia, lo scenario NZE indica un crollo del 15% entro il 2045 rispetto al 2022.
4 dei 6 scenari mostrano che i combustibili fossili rappresenteranno oltre il 50% dell’energia primaria nel 2045 (rispetto all’80% nel 2022).
Tutti gli scenari prevedono la crescita di rinnovabili, idroelettrico, biomassa e nucleare, entro una forbice che va dal 95 al 224%. La quota Rinnovabili + nucleare passa dal ~20% nel 2022 al 32%-78%. Nello scenario NZE la quota “altre fonti rinnovabili” passa dal 3% al 42% nel 2045, con il solare in aumento dall’1% al 23% e l’eolico in aumento dall’1% al 14%.
Tutti gli scenari dell’Opec vedono solo una diminuzione di 1-2 punti percentuali nella quota petrolio (ma con aumento della domanda di petrolio nel settore petrolchimico di quasi il 30% in STEPS e Opec Ref). La quota di gas naturale diminuisce in tutti gli scenari, ad eccezione degli scenari Opec ref e LF. Il carbone registra il calo più marcato, dal 26-27% del 2022 a un minimo del 4% nella NZE, 16% nella STEPS e 15% nell’Opec Ref.
La domanda di liquidi cresce negli anni 2030 e raggiunge un plateau negli scenari STEPS e Opec Ref, ma con un divario di oltre 12 mil. b/g. Crolla invece in APS e NZE in gran parte per l’evoluzione nel settore dei trasporti.
La produzione di liquidi aumenterà di 16 mb/g tra il 2022 e il 2045 nell’Opec Ref, il 74% della crescita proviene dai paesi Opec mentre la produzione degli Stati Uniti scende al di sotto dei livelli del 2022.
Il confronto con altri scenari
Per delineare come si colloca il consenso circa l’evoluzione futura della transizione, IEF propone il confronto delle proiezioni Iea e Opec con altri 23 scenari energetici elaborati da 10 attori.
Il 71% di tutti gli scenari analizzati mostrano una domanda di energia primaria di fine periodo a livelli più alti rispetto al 2022. Gli scenari che modellano politiche climatiche più ambiziose mostrano un calo o un plateau nella domanda di energia.
L’intervallo tra le previsioni massime e minime della domanda al 2050 è estremamente ampio, di 327 milioni di bep/g, l’8% maggiore rispetto all’intera domanda del 2022. Gli scenari in linea con Parigi mostrano che la domanda si stabilizza o diminuisce rispetto ai livelli attuali, mentre la maggior parte dei casi di riferimento mostra una crescita della domanda superiore al 15% entro il 2050
I combustibili fossili rappresenteranno ancora oltre il 50% della domanda di energia primaria nel 2030 in tutti gli scenari esaminati. Ma al 2050 le energie rinnovabili e il nucleare rappresenteranno il 30-40% dell’energia primaria nella maggior parte degli scenari di riferimento e il 50-85% nella maggior parte di quelli più ambiziosi.
In più della metà degli scenari i combustibili fossili rappresentano oltre il 50% della domanda totale di energia primaria nel 2050: tra il 55-70% in molti scenari di riferimento; tra il 15-30% in molti di quelli net zero.
La metà degli scenari convergono verso un calo di oltre il 50% della domanda di carbone, anche se la maggior parte degli scenari di riferimento e in evoluzione mostrano un plateu o un suo lento calo.
Ampia è l’incertezza sulla domanda di petrolio, diversi scenari net zero mostrano un calo di oltre il 75% entro il 2050, mentre alcuni casi di riferimento mostrano una crescita del 15%.
Ancora maggiore è la differenza sul futuro del gas: gli scenari divergono di oltre 6.000 miliardi di metri cubi, una forbice maggiore del 45% rispetto all’attuale mercato globale del gas.
L’intervallo tra le previsioni sulla domanda di energie rinnovabili nel 2050 è circa 5 volte maggiore dell’attuale domanda di energie rinnovabili. La previsione mediana per gli scenari più ambiziosi è superiore del 40% rispetto a quella degli scenari di riferimento e di politiche in evoluzione.
Le previsioni in linea con gli Accordi di Parigi mostrano un’ampia variabilità della penetrazione delle rinnovabili, che va dal 27 all’84% della domanda di energia primaria. Ma solo il 35% degli scenari mostra che le energie rinnovabili rappresenteranno più del 50% della domanda di energia primaria nel 2050.
Più della metà di tutti gli scenari mostrano che la domanda nucleare aumenterà di oltre il 50% nel 2050 rispetto ai livelli del 2022. Come per le altre tecnologie low carbon, molti degli scenari più ambiziosi indicano un suo maggiore impiego.
Come evidenziato più volte su RivistaEnergia.it (si vedano ad esempio, gli articoli di Enzo Di Giulio Il rebus elettrico: non basta decarbonizzare e quello con Stefania Migliavacca su ENERGIA 3.23 Le politiche climatiche funzionano?), la crescita dei volumi di elettricità prodotti e domandati è una delle – se non la – questione chiave della transizione.
Architrave, assieme alla decarbonizzazione dell’elettricità, del percorso scelto di contrasto ai cambiamenti climatici attraverso la transizione energetica. Un’elettricità 100% rinnovabile servirebbe infatti solo per 1/3 all’obiettivo net zero senza una sua contestuale crescita negli usi finali.
Non è un caso quindi che gli scenari più ambiziosi indichino una domanda elettrica di quasi il 20% superiore alla mediana degli scenari di riferimento e politiche in evoluzione. La maggior parte degli scenari mostra che la produzione di elettricità quasi raddoppierà entro il 2050.
Ma quindi le emissioni di CO2? Circa metà degli scenari ne indicano un calo di almeno il 40% al 2050.
Un confronto è dedicato alla tecnologia più controversa (assieme al nucleare) per contrastare il cambiamento climatico: la cattura del carbonio. La maggior parte degli scenari climatici più ambiziosi ne indicano una espansione fino a 6-8 Gt di CO₂/a entro il 2050.
Un’altra chimera della transizione è l’idrogeno, su cui si ripongono molte speranze, ma col rischio che si riveli un ennesimo (il terzo) hype. Molti degli scenari climatici più ambiziosi prevedono un aumento significativo dell’idrogeno a basse emissioni, fino a oltre 400 volte entro il 2050.
La maggior parte degli scenari mostra che il consumo di energia pro capite rimarrà stabile o diminuirà entro il 2050. Quelli più ambiziosi mostrano un calo nel tempo (del 10-25%) che inverte una tendenza storica.
L’ultima parte del rapporto è dedicata alle previsioni su intensità energetica, uno dei quattro fattori (assieme a intensità carbonica, Pil pro capite e popolazione) che determinano il livello e la crescita delle emissioni di anidride carbonica e compongono la cosiddetta Identità di Kaya, il cui andamento storico abbiamo analizzato in un recente articolo.
Il consumo di energia per PIL, ovvero l’intensità energetica, è prevista diminuire in tutti gli scenari. Gli scenari allineati a Parigi mostrano che l’intensità energetica del PIL scenderà a una mediana di 1,6 MJ/USD entro il 2050 rispetto alla mediana di 2,3 MJ/USD per gli scenari politici di riferimento e in evoluzione.
Leggi il confronto tra gli scenari energetici Iea e Opec nel rapporto Outlooks Comparison Report in versione integrale
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