La Carta solare europea è una partnership strategica per sostenere l’industria fotovoltaica comunitaria e contrastare il dominio cinese. Troppo tardi? Alcuni fattori potrebbero giocare a favore del rilancio europeo.
La Commissione europea sembra avere le idee chiare sul ruolo chiave che ricopre la produzione di energia fotovoltaica, sia per la transizione ecologica che per la sicurezza energetica comunitaria. Come affermato dalla Commissione stessa, l’energia solare fotovoltaica è la fonte di energia rinnovabile in più rapida espansione nel mondo.
Nel 2023, nell’Unione Europea sono stati installati circa 56 GW di potenza nominale. La tecnologia fotovoltaica ha ridotto l’impatto dei prezzi elevati dell’elettricità e mitigato i rischi associati alle interruzioni delle forniture di gas, comportando un risparmio nel 2022 e 2023 dell’equivalente di circa 15 miliardi di metri cubi di importazioni di gas russo.
Il settore ha inoltre generato circa 650.000 posti di lavoro, destinati a raggiungere un milione entro il 2030.
L’obiettivo Ue: 600 GW di fotovoltaico entro il 2030, pari a 48 GW ogni anno
Per raggiungere l’obiettivo comunitario del 42,5% di energia rinnovabile entro il 2030, con l’ambizione di arrivare al 45%, sarà necessario incrementare ulteriormente la diffusione delle energie rinnovabili, delle quali la produzione fotovoltaica continuerà a costituire uno degli assi portanti. Infatti, nell’ambito della strategia REPowerEU, l’Unione Europea punta ad installare 320 GW di nuova capacità fotovoltaica entro il 2025 e 600 GW entro il 2030 (ossia circa 48 GW di nuova capacità installata ogni anno).
Se l’essenzialità di questa tecnologia e gli obbiettivi sono chiari, molto poco si è fatto sinora per sostenere lo sviluppo di una filiera industriale europea del settore. Infatti, secondo l’ultimo report prodotto dallo European Solar Manufacturing Council, la Cina domina la catena di fornitura fotovoltaica, detenendo quasi il 95% della produzione globale di wafer. Le prime 10 aziende produttrici in tutte le fasi della catena del valore del fotovoltaico sono cinesi (Eccetto che per la produzione di polisilicio, dove la tedesca Wacker Chemie AG detiene una posizione di rilievo).
Il crollo dei prezzi dei pannelli cinesi mette ulteriore pressione su una filiera europea ancora insufficiente
La capacità produttiva annuale europea di componenti fotovoltaici è decisamente insufficiente, attestandosi indicativamente a 23 GW di polisilicio, 1,7 GW di lingotti e wafer, 1,4 GW di celle, 9,4 GW di moduli e 70 GW di inverter.

Conseguentemente, la domanda di moduli fotovoltaici nell’Unione Europea è stata soddisfatta prevalentemente dalle importazioni di prodotti provenienti dalla Cina. Questo aspetto costituisce un indubbio elemento di fragilità della catena di fornitura, a causa dell’assenza di diversificazione di approvvigionamento e dell’intrinseco rischio geopolitico di affidarsi ad un unico Paese fornitore.
Come se ciò non bastasse, i prezzi dei prodotti cinesi sono crollati negli ultimi anni. Infatti, secondo le stime della Commissione, nel solo 2023, il prezzo medio dei pannelli fotovoltaici è passato da circa 0,20 €/W a meno di 0,12 €/W, comportando un’inevitabile compressione della redditività della produzione europea esistente e mettendo a rischio i futuri investimenti nel settore.
È infatti noto che alcune imprese europee hanno già ridotto le loro attività, comunicando di voler investire in altri mercati internazionali, soprattutto negli Stati Uniti d’America (a titolo esemplificativo, il Gruppo Enel) o persino di cessare la produzione (tra le altre, la francese Systovi).
Dopo l’Alleanza solare europea, arriva la Carta solare europea
Scenario quantomai lontano rispetto agli obbiettivi posti nel dicembre 2022 mediante la European Solar PV Industry Alliance, lanciata per rafforzare la cooperazione all’interno dell’industria con un target di 30 GW di capacità produttiva lungo l’intera catena del valore del fotovoltaico entro il 2030.
Al fine di dare nuovo impulso al settore e affrontare le problematiche sopra descritte, il 15 aprile 2024 è stata firmata la Carta solare europea, un documento sottoscritto dalla Commissione, 23 Stati membri e dai rappresentanti della catena del valore del solare fotovoltaico: le associazioni ESMC (European Solar Manufacturing Council) e SPE (SolarPower Europe), le big power Engie ed Enel, le aziende del settore EIT InnoEnergy, Amarenco, Belga Solar, Carbon Solar, MCPV, SMA Solar e Solarwatt.
La Carta rappresenta una partnership strategica tra i firmatati, volta a definire una serie di azioni da intraprendere per supportare l’industria europea del fotovoltaico, con un duplice obbiettivo: sostenere la produzione comunitaria di moduli e, al contempo, ridurne l’importazione dalla Cina.
Il ruolo della Commissione, facilitare l’accesso ai finanziamenti comunitari
La Carta prevede che la Commissione europea faciliti ulteriormente l’accesso ai finanziamenti comunitari (in particolare, Recovery and Resilience Facility, fondi strutturali, Fondo per l’Innovazione, Fondo per la modernizzazione e Horizon Europe) per i progetti di produzione di energia solare fotovoltaica.
Un ruolo da svolgere in collaborazione con la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e predisponendo, insieme agli Stati membri, un nuovo Importante Progetto di Comune Interesse Europeo (IPCEI) incentrato sul sostegno alla produzione fotovoltaica europea.
La Commissione dovrà inoltre supportare gli Stati membri nell’adozione di criteri non meramente economici nelle aste per l’attribuzione di incentivi (punto che potrebbe dimostrarsi particolarmente rilevante in vista dei nuovi regimi incentivanti in fase di adozione in diversi Paesi europei) e continuare a sostenere la European Solar PV Industry Alliance, nel tentativo di raggiungere gli obbiettivi sopra richiamati.
La Carta sottolinea con forza la necessità di favorire la crescita delle competenze professionali e delle capacità tecniche richieste dal settore, attribuendo alla Commissione il compito di adottare le necessarie misure a riguardo. A tal fine, è prevista l’implementazione di diverse iniziative, come la creazione della Solar Academy e della Renewable Energy Skills Partnership.
La Commissione dovrà inoltre proporre regolamenti volti a disciplinare il c.d. ecodesign e l’etichettatura energetica dei prodotti fotovoltaici, sulla base di una metodologia solida e standard appropriati di prestazione ambientale ed energetica, al fine di garantirne la qualità.
Sul fronte internazionale, la Carta affida alla Commissione il compito di esaminare con attenzione qualsiasi accusa di pratiche commerciali scorrette segnalate dagli operatori comunitari e di sottoscrivere partnership con Paesi terzi al fine di diversificare la catena di approvvigionamento, per ridurre la dipendenza da un unico fornitore.
Il ruolo degli Stati membri e degli operatori
Agli Stati membri, la Carta assegna il compito di promuovere la produzione e la fornitura di prodotti sostenibili e di migliore qualità in Europa, al fine di incrementare la competitività del settore e stimolare la creazione di posti di lavoro. Ciò mediante l’inserimento, in linea con il Net-Zero Industry Act, di criteri non meramente economici nelle aste per l’attribuzione di incentivi per la produzione di energia da fonti rinnovabili e negli appalti pubblici, quali la resilienza, la sostenibilità, la responsabilità sociale d’impresa, l’innovazione e la sicurezza informatica.
È inoltre previsto che gli Stati membri promuovano forme innovative di diffusione dell’energia solare, come l’agrovoltaico, il fotovoltaico galleggiante, il fotovoltaico integrato negli edifici, nelle infrastrutture, e nei veicoli, anche attraverso l’eliminazione di eventuali ostacoli normativi e autorizzatori, nonché l’adeguamento dei regimi di sostegno pubblici.
Gli operatori firmatari si sono inoltre impegnati ad includere nei loro portafogli prodotti fotovoltaici innovativi, commisurati alla capacità di produzione europea, fornendo una chiara indicazione sulla loro origine e aumentandone gradualmente il volume. Essi dovranno inoltre mantenere e, ove possibile, espandere l’attuale capacità produttiva, in linea con la prevista crescita della domanda.
Troppo tardi?
Le iniziative previste dalla Carta solare europea potrebbero sembrare quantomeno tardive, considerando l’attuale dominio industriale cinese del settore. Tuttavia, vi sono fattori che potrebbero lasciare spazio ad un possibile rilancio dell’industria europea del fotovoltaico.
Si pensi, ad esempio, all’enorme capacità ancora da installare (circa 48 GW l’anno fino al 2030), la quota crescente di componentistica che dovrà essere oggetto di sostituzione e la diffusa presenza di regimi incentivanti nell’Unione Europea che potrebbero valorizzare la produzione comunitaria.
Questi elementi, unitamente all’adozione delle opportune misure di sostegno da parte degli Stati membri, potrebbero consentire il rilancio, almeno in parte, della filiera industriale europea del fotovoltaico.
Alessandro Gemmo è avvocato, managing associate and coordinator of the energy and infrastructure group presso lo studio legale Linklaters
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