La Commissione uscente ha pubblicato in febbraio una Comunicazione sui target 2040, documento di indirizzo strategico non vincolante. La definizione di un target al 2040 è richiesta dalla Legge Europea sul Clima al fine di garantire che la traiettoria del blocco Ue sia in linea per raggiungere la neutralità carbonica al 2050. Spetterà alla prossima Commissione decidere come procedere, tra ambizione climatica ed esigenze industriali.
Negli anni scorsi l’Europa si è dotata di ambiziosi target di riduzione delle emissioni per il 2030 (-55% rispetto al 1990) e per il 2050 (net-zero), e con il Pacchetto Fit-for-55 è stata rivista gran parte della legislazione in ambito energetico-climatico per portarsi sulla traiettoria necessaria a raggiungere tali obiettivi. Mancava però un tassello fondamentale, ovvero i target intermedi. Lo scorso febbraio la Commissione ha colmato questo vuoto, pubblicando una Comunicazione sui target 2040. Il documento non ha valore vincolante, ma offre indicazioni molto importanti sulla visione della Commissione europea riguardo la direzione che intende intraprendere. Spetterà infatti alla prossima Commissione europea (2024-2029) valutare se formulare una proposta legislativa per includere un obiettivo climatico al 2040.
La Legge Europea sul Clima prevede la definizione di un target intermedio di riduzione delle emissioni di gas serra al fine di garantire che la traiettoria del blocco Ue sia in linea per raggiungere la neutralità carbonica al 2050. La Comunicazione sui target 2040, accompagnata da una dettagliata valutazione d’impatto, riflette su diversi scenari di decarbonizzazione e raccomanda una riduzione di almeno il 90% delle emissioni al 2040 rispetto ai livelli del 1990. In linea con le aspettative, la Commissione traccia quindi una direzione ambiziosa.
Cosa prevede la Comunicazione sui target 2040?
Il documento prevede innanzitutto una contrazione significativa del consumo di gas rispetto ad oggi, definendo un range di 122-180 miliardi di metri cubi nel 2040, comprendente sia gas naturale che rinnovabile.La traiettoria per il gas appare diversa da quella di REPowerEU, il piano di reazione alla crisi energetica del 2022, il quale prevedeva una diminuzione del consumo di gas naturale e biometano a circa 175 mld mc già nel 2030. A fronte di questa contrazione del gas, si auspica invece un aumento deciso dell’elettrificazione (33% dei consumi finali nel 2030 e 50% nel 2040).
Appare tuttavia chiaro che sarà necessario mantenere attiva della capacità gas lungo la catena del valore, che dovrà fungere da fonte di “back-up” per bilanciare la generazione non programmabile delle rinnovabili. La capacità gas servirà anche come assicurazione nel caso in cui alcuni dei target green più ambiziosi non si raggiungessero nelle tempistiche auspicate. Ad esempio, la Comunicazione prevede un aumento di capacità rinnovabile dagli attuali 654 GW a quasi 2300 GW nel 2040.
Un altro elemento degno di nota della Comunicazione è una revisione al ribasso della produzione di idrogeno nel medio termine. La traiettoria della Commissione prevede una produzione totale di idrogeno rinnovabile di 3 milioni di tonnellate (9 Mt equivalente petrolio nel documento) al 2030, numero molto lontano dalle 10 Mt di produzione al 2030 previste dal piano REPowerEU. Questa correzione effettuata a meno di due anni di distanza tra i due documenti riflette le difficoltà riscontrate dal settore in questa fase di “ramp-up”, le quali variano dall’aumento dell’inflazione e dei costi di accesso al capitale all’incertezza derivante da un quadro regolatorio particolarmente complesso, spesso percepito come poco pragmatico. Tuttavia, ciò non implica una revisione da parte di Bruxelles del ruolo di lungo termine dell’idrogeno nella transizione energetica, specialmente nei settori hard-to-abate e nei trasporti pesanti. Lo scenario raccomandato della Commissione prevede infatti un rapido aumento della produzione a 33Mt (100 Mtep) al 2040.
CCUS e nucleare, novità importanti rispetto alla narrazione della Commissione degli ultimi anni
La cattura e rimozione della CO2 emerge come uno degli elementi centrali della traiettoria 2040, e la centralità della CCUS in particolare rappresenta una novità importante rispetto alla narrazione della Commissione degli ultimi anni. La Comunicazione è stata infatti accompagnata dalla pubblicazione di una Strategia Europea sulla CCUS (EU Industrial Carbon Management Strategy). Secondo la Commissione, entro il 2040 l’Ue dovrà catturare circa 280 Mt di CO2 e si prevede che una quota sostanziosa (32Mt) provenga dalla generazione termoelettrica a gas. Questo è un passaggio rilevante per paesi come l’Italia in cui il gas gioca un ruolo importante nel mix elettrico. Una porzione importante del nostro sistema elettrico è costituita infatti da una flotta di centrali a gas, alcune delle quali altamente efficienti e di ultima generazione, che se decarbonizzate hanno il potenziale di complementare perfettamente la crescente generazione non programmabile delle rinnovabili, garantendo sicurezza al sistema energetico nazionale.
La Comunicazione rivolge un’attenzione rinnovata al ruolo del nucleare, e in particolare agli SMR (Small Modular Reactors). Sebbene il documento delinei una diminuzione della capacità da oggi al 2040 (da 94 a 71 GW), viene chiarito che la traiettoria in questione non ha tenuto conto degli ambiziosi piani di ammodernamento ed espansione della flotta nucleare francese, assieme alle strategie di espansione di altri Stati membri, introdotte dai nuovi Piani Nazionali Integrati per l’Energia e il Clima (PNIEC) che dovranno essere approvati ufficialmente entro la fine dell’anno. La Commissione esplicita, infatti, che tenendo conto della nuova politica francese sul nucleare, la capacità installata delle centrali nucleari in Europa salirebbe a 88 GW nel 2040. Nel complesso la Comunicazione riconosce il rinnovato interesse verso l’energia nucleare citando la creazione dell’Alleanza Nucleare (Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Svezia; l’Italia ha partecipato come osservatrice) e il lancio da parte della Commissione stessa della Nuova Alleanza Industriale sugli SMR.
La Comunicazione della Commissione sui target 2040 non rappresenta che un primo piccolo passo. Resta da vedere se e come le linee guida tracciate da tale documento verranno tradotte in atti legislativi vincolanti. Questo sarà il compito delle istituzioni europee nella prossima legislatura.
A Bruxelles è cambiata l’aria e ciò apre a degli interrogativi
Va detto però che a Bruxelles è cambiata l’aria e ciò apre a degli interrogativi. Cinque anni fa, infatti, l’ambiziosa agenda della transizione energetica aveva il vento in poppa e fu fatta propria da quasi tutto lo spettro politico. Eravamo in un mondo diverso, prima della pandemia e prima della guerra in Ucraina. La stessa Ursula von der Leyen, espressione del mondo conservatore moderato, aveva adottato il Green Deal come proprio marchio distintivo e cavallo di battaglia. Il Green Deal è man mano assurto a strumento geopolitico e ideologico, vessillo dell’identità e della leadership europea nel mondo. Esso è poi sempre più diventato il prisma attraverso il quale l’Europa ha implementato la propria politica macroeconomica e industriale, specialmente quando si è iniziato a parlare di “build back better” dopo il Covid e quando la messa a terra del Green Deal è stata concretizzata attraverso l’erogazione dei fondi Next Generation EU.
Negli ultimi anni invece la narrazione pubblica ha iniziato a cambiare e la trasformazione ha subìto un’intensificazione negli ultimi mesi. Ci sono sempre più voci, animate da parte della società civile e portatori di interesse come industrie e agricoltori, che chiedono un approccio più pragmatico per spostare l’enfasi sulla competitività. Sempre più forze politiche sembrano prestare attenzione a queste voci e il prossimo Parlamento sarà sicuramente più incline a dare seguito a queste rivendicazioni.
In linea con questo cambio di narrazione, vari stakeholder industriali hanno firmato la cosiddetta Dichiarazione di Anversa che chiede di agire urgentemente per colmare il gap competitivo tra industrie europee e industrie extraeuropee. Nei mesi scorsi si è parlato sempre più insistentemente di un nuovo Industrial Deal e di un nuovo Competitiveness Deal. Se da un lato si vuole investire in nuovi settori della green economy (con l’obiettivo di autonomia strategica europea saldamente in cima alle priorità), dall’altro ci sono sempre più voci che chiedono che si presti attenzione ad evitare la chiusura delle industrie tradizionali, che devono misurarsi con input (energia e forza lavoro) molto più costosi relativamente ai competitor e standard ambientali molto più stringenti.
Tra ambizione climatica e esigenze industriali
Le istituzioni europee dovranno quindi prestare attenzione a chi chiede che non ci sia uno stravolgimento legislativo. Dopo che l’intero corpus legislativo europeo in ambito energia-clima è stato profondamente trasformato con il Fit-for-55, le priorità ora sono due:
1. l’implementazione, occorre dare tempo agli operatori di mercato per familiarizzarsi con le nuove regole e compiere i passaggi necessari per uniformarsi ad esse, e
2. il finanziamento di target introdotti per legge ma spesso ancora non sostenuti da finanziamenti adeguati.
Le negoziazioni sulla revisione intermedia del quadro finanziario pluriennale europeo non hanno avuto buon esito a causa dell’opposizione dei paesi c.d. frugali. La Germania in particolare ambisce a finanziare la transizione attraverso il bilancio nazionale, potendoselo permettere (dati i livelli di indebitamento più bassi e l’allentamento delle regole europee sugli aiuti di Stato). Già dall’anno prossimo le riflessioni sul prossimo ciclo di bilancio europeo (2028-2035) entreranno nel vivo e sarà importante che le istanze dei Paesi dotate di minor spazio di manovra fiscale siano tenute adeguatamente in considerazione.
In conclusione, la Comunicazione 2040 evidenzia un panorama complesso e in evoluzione per quanto riguarda la traiettoria di decarbonizzazione del blocco europeo. Sebbene la Commissione abbia delineato un primo indirizzo strategico, resta ancora incerta la prospettiva di un pacchetto legislativo che dovrebbe tradurre pienamente tali linee guida in misure vincolanti. È probabile che non si verifichi un radicale rinnovamento normativo, considerando che attraverso le sole misure del Pacchetto Fit-for-55 l’Ue è su una traiettoria dell’88% di riduzione delle emissioni al 2040. Tuttavia, è plausibile attendersi piccole correzioni o aggiustamenti per affrontare le sfide attualmente al centro del dibattito pubblico.
In questo contesto di rinnovato interesse alle esigenze di competitività e autonomia strategica, la nuova Commissione dovrà prestare sempre più attenzione a bilanciare gli impegni climatici con le esigenze industriali.
Luca Franza è Head of European Affairs, Edison
Giacomo Spinola è EU Policy Advisor, Edison
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Foto: Commissione Europea
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