27 Giugno 2024

Scenari energetici: a quale affidarsi per governare la transizione?

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A quale dei numerosi scenari energetici affidarsi per comprendere e governare la transizione? A chi il compito della scelta? Nell’editoriale del trimestrale di marzo 2024, il direttore Alberto Clò riflette sui rischi di affidarsi a scenari energetici più politici che tecnici che si distaccano dalla realtà dei fatti.

“Non passa giorno senza che siano diffusi nuovi scenari sul futuro dell’energia ormai proiettati a metà secolo, quando – si sostiene o si auspica – le emissioni nette tenderanno o almeno dovrebbero tendere a zero (…). A chi ne è convinto si contrappone chi – pur non negazionista – sottolinea, guardando ai dati, la lentezza con cui va procedendo la transizione energetica”.

“Non è mia intenzione in questa sede parteggiare per gli uni o gli altri scenari” scrive il direttore Alberto Clò nell’editoriale del trimestrale ENERGIA di giugno. “Preferisco piuttosto porre un interrogativo su cui sarebbe opportuno riflettere: a quale degli attuali contrapposti scenari – guardando al petrolio ma non solo – è opportuno e necessario rapportarsi e decidere il «che fare», oggi per domani?

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Un secolo: i tempi della transizione all’attuale velocità

Da chi dipende questa scelta: dal mercato, dagli operatori privati, attenti legittimamente ai loro interessi, dai governi o dagli organismi internazionali? Ancora: in che modo e con quali strumenti questi ultimi potrebbero condizionare scelte privatistiche?”.

Una riflessione che prosegue da una differente angolatura quella proposta nell’editoriale del numero di marzo da Massimo Nicolazzi (La Politica ai tempi del climate change), il quale evidenziava come l’urgenza di promuovere la transizione energetica stia spingendo scienza, magistratura e finanza a sottrarre alla democrazia spazi della Politica.

Gli scenari sono affidabili?

“L’intreccio tra fattori economici, politici, sociali”, scrive Clò “e l’accadimento di imprevedibili eventi (Covid-19 e guerre) non consentono d’altra parte di prefigurare scenari che abbiano nel lungo andare una qualche solidità e sulla cui base decidere il «che fare».  L’andamento dei mercati, nella morsa tra fatti economici e fatti politici, nonché l’imprevedibile avverarsi di breakthrough tecnologici, portano alla medesima conclusione”.

Il discordante confronto scenari-realtà riflette in larga parte, secondo l’Autore, le assunzioni che sono alla base degli scenari, le ipotesi al contorno, i giudizi di valore e le politiche auspicate dai loro autori “più che le equazioni che compongono i modelli sottostanti”.  

Predire esattamente quando la domanda di petrolio calerà è come un gioco – Daniel Yergin

Eclatante è il caso della prima fonte energetica consumata nel mondo: il petrolio. “Alcuni recenti rapporti(7) prevedono che la sua domanda a metà secolo non sia di molto inferiore a quella attuale o che possa addirittura aumentare(8), anche scontando un’accelerazione della transizione energetica in molte aree. Queste previsioni differiscono molto da quelle sinora prevalenti. A iniziare da quelle formulate dall’Agenzia internazionale dell’energia (Aie)”.

“Riporre fiducia negli scenari dell’Aie è quindi problematico anche rammentando i suoi passati fallimenti: dall’errata profezia sulla «Golden Age of Gas»(11) o quella ancor più sorprendente sulla «rinascita nucleare». (…) A ben vedere l’annuale World Energy Outlook appare sempre più come un documento politico, teso ad orientare le politiche governative verso la direzione auspicata, piuttosto che come studio tecnico-economico sulle possibili dinamiche del sistema energetico mondiale(14)”.

La tirata di orecchie alla Iea per il cambio di mandato non richiesto

La questione non è secondaria. L’Agenzia nasce con il mandato di fornire un supporto tecnico ai governi Ocse al fine di garantirne la sicurezza energetica. Dagli Stati Uniti lo hanno recentemente ricordato al direttore esecutivo dell’Aie, Fatih Birol, in due durissime lettere: una dei presidenti delle Commissioni energia della Camera e del Senato, la seconda dalla Commissione energia del Congresso.

“Operare e costruire un futuro senza le fonti fossili – questo il punto dirimente – non libera il mondo, e le autorità che lo guidano, dalla responsabilità di evitare un «vuoto d’offerta» di petrolio (ma il discorso vale anche per il gas e carbone), qualora ve ne fosse ancora necessità. Il rischio è altrimenti che si creino profonde tensioni economiche e politiche a livello internazionale, a iniziare da quelli che si avrebbero sul versante dei prezzi che, lo si è visto con le recenti crisi, condizionano ancora ampiamente i conti economici dei paesi avanzati compromettendo le speranze di crescita di quelli emergenti”.

Il rischio di voto d’offerta e di arenare la transizione

Crisi e tensioni che potrebbero compromettere il cammino stesso della transizione energetica e di contrasti al cambiamento climatico, come sottolinearono Collins e Michot Foss in un articolo del 2022 in cui avvertivano come “le realtà termochimiche e finanziarie  non possono essere ignorate”, pena il rischio “di arenare definitivamente la transizione energetica nella «valle della morte» che attraversa oggi. (…) “Ampie forniture di energia sono il fondamento della civiltà moderna. Il progresso climatico richiederà simultaneamente di cercare di massimizzare l’abbondanza, la convenienza, l’efficienza e l’affidabilità dell’energia”. 

“Si ritorna in conclusione alla domanda iniziale” scrive ancora Clò “come evitare – oggi per domani – un vuoto di offerta di fossili, qualora la transizione energetica non fosse in grado di sostituirle adeguatamente?”

A chi il compito di farlo?

Quel che dovrebbe preoccupare considerando che il passo di marcia della transizione è di molto inferiore a quello necessario a conseguire gli obiettivi indicati dall’Ipcc. (…) Prenderne atto è, sarebbe, dirimente non per negare quel che si deve comunque fare per mitigare le emissioni climalteranti ma, ancor prima, per correggere quel che non sta sortendo gli effetti attesi. Governare la transizione è la via per evitarlo”.

A chi il compito di farlo? Stati? Organismi internazionali? Partnership governi-imprese? E con quali strumenti? Questioni estranee all’attuale dibattito sulla transizione e che dovrebbero invece esserne al centro data la rilevanza, le implicazioni e i rischi delle sfide che ci attendono.


Il post presenta l’editoriale di Alberto Clò Governare la transizione energetica, tra scenari e realtà pubblicato su ENERGIA 2.24 (pp. 8-11).

Alberto Clò è direttore di ENERGIA e RivistaEnergia.it


Foto: Unsplash

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