L’esposizione di eolico e fotovoltaico ai danni provocati da eventi atmosferici è di estrema rilevanza, alla luce soprattutto del loro atteso intensificarsi a causa dei cambiamenti climatici. Eppure, la questione è stata in Europa sinora ampiamente trascurata. L’articolo di GB Zorzoli su ENERGIA 2.24.
«Eolico e fotovoltaico sono però più esposti delle centrali tradizionali ai danni provocati dagli eventi atmosferici estremi, in quanto, per sfruttare le relative fonti primarie di energia, devono essere collocati all’aperto dove sono privi di protezioni».
La definisce un’ovvietà quella GB Zorzoli che scrisse in un testo del 2016, ma che fu più volte ignorata e negata e che ritiene oggi necessario portare all’attenzione con un articolo pubblicato su ENERGIA 2.24, che analizza le cause della scarsa attenzione a questi rischi in Europa, a differenza degli Stati Uniti, e passa successivamente ad analizzare sia gli eventi che possono danneggiare o addirittura mettere fuori servizio impianti eolici e fotovoltaici, sia le misure per mitigarne gli effetti.
Articolo che abbiamo voluto collocare in un terzetto dedicato a realtà e illusioni della transizione energetica assieme a quelli di Goehring e Rozencwajg sull’impatto delle auto elettriche sulla riduzione dei consumi di petrolio e di Vaclav Smil sui fabbisogni materiali della transizione.
L’ovvio negato
Proprio dall’ovvio negato (par. 1) parte infatti la disanima di Zorzoli di un tema chiave per la transizione. “Incontrai addirittura qualche difficoltà a fare accettare la frase (…) in una pubblicazione scritta a quattro mani. Alla fine, riuscii a introdurre la frase incriminata aggiungendo che nessun impianto eolico o fotovoltaico aveva ancora subìto danni”. Danni che tuttavia non sono tardati ad arrivare, come si legge nella citazione riportata dall’autore tratta da Il Gazzettino del 20 luglio 2023.
Le rinnovabili, fotovoltaico ed eolico, sono uno dei due pilastri – assieme alla penetrazione dell’elettricità nei consumi finali – su cui si fonda il percorso di transizione. Ignorarne o negarne i rischi e le vulnerabilità invece di accettarli per limitarli rischia di compromettere l’obiettivo finale: l’abbattimento delle emissioni senza compromettere la crescita economica. Di fatto, i target sulla capacità e la produzione rinnovabile sono solo un mezzo, non il fine.
Eppure, è ciò che l’autore, già presidente del Coordinamento FREE e da sempre sostenitore delle fonti rinnovabili, ha riscontrato nella sua esperienza personale, per lo meno sul fronte europeo.
Diversamente dall’Europa, negli Stati Uniti non esistono remore a mettere in evidenza i rischi insiti in qualsiasi iniziativa e a mettere in atto tutte le conseguenti precauzioni
“Questi rifiuti, arrivati da persone in materia tutt’altro che sprovvedute, diventano comprensibili solo attribuendoli a un complesso di superiorità (…). Nella fattispecie, l’inconscio timore di non riuscire a contrastare tempestivamente il cambiamento climatico portava a dare per scontato che eolico e fotovoltaico fossero inattaccabili da situazioni metereologiche estreme. Va però sottolineato che questo comportamento non trova analogo riscontro negli Stati Uniti, grazie alla differente cultura del rischio”.
A riprova Zorzoli cita “l’abisso esistente” tra due differenti rapporti, il Solar Risk Assessment 2023, basato sull’assunto che l’inevitabile crescita degli impianti realizzati in aree meteorologicamente più sfidanti obbliga a progettare i moduli fotovoltaici in modo da renderli resilienti agli eventi climatici estremi, e Resistenza alla grandine pannelli fotovoltaici di Solar Farm, dove invece si legge che «I dati disponibili dicono che la probabilità di danni da grandine ai moduli fotovoltaici è molto bassa».
Fulmini, grandine, caldo estremo, siccità
In un primo tentativo di colmare questo gap culturale, Zorzoli fa emergere “Rischi che, secondo il rapporto Irena Geopolitics of the Energy Transition – Energy Security, incidono sulla sicurezza energetica (Fig. 1), per cui vengono minuziosamente esaminati nel paragrafo espressamente dedicato agli effetti fisici del cambiamento climatico, di cui Fig. 2 fornisce una sintesi” (2. Rischi più o meno estremi), suddividendoli in quelli relativi agli impianti eolici (par. 2.1) e quelli relativi agli impianti fotovoltaici (par. 2.1).

“L’elenco degli eventi estremi e meno estremi (…) mette in evidenza il rischio, per entrambe le tecnologie, di subire penalizzazioni economiche più o meno rovinose, cui corrispondono perdite nella produzione di energia elettrica, pure loro più o meno gravi”.
Le conclusioni (par. 3) sono dedicate proprio alla necessità di guardare alle rinnovabili con pragmatismo, per il contributo che possono apportare alla transizione senza ignorarne o negare i rischi e i limiti. “Non si può continuare nella valutazione delle aree idonee o dell’adeguatezza del sistema elettrico, ignorando questo ingombrante convitato di pietra”.
Il post presenta l’articolo di GB Zorzoli Rinnovabili e danni atmosferici pubblicato su ENERGIA 2.24 (pp. 18-21)
GB Zorzoli, Comitato scientifico ENERGIA
Foto: Vecteezy
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