12 Agosto 2024

Più lontani ora di 5 anni fa: l’Italia e l’Ue di fronte agli obiettivi 2030  

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Le due eccezionali crisi degli ultimi 4 anni, combinate con gli altrettanto eccezionali interventi dei decisori politici, hanno avuto un impatto enorme sul sistema energetico dell’Italia e dell’Ue, che oggi risulta più lontano dagli obiettivi 2030 di quanto non fosse 5 anni fa. L’analisi dei ricercatori Enea Francesco Gracceva e Bruno Baldissara pubblicata su ENERGIA 2.24.

Come procede la transizione energetica? È la domanda che continuiamo a porci su ENERGIA. Perché la questione – motivata, vale sempre ricordare, dalla volontà di contrastare cambiamenti climatici dai suoi effetti deleteri per la società, l’economia e l’ambiente – è centrale nel plasmare il mondo come lo conosciamo.

Ed è la questione su cui abbiamo costruito anche l’ultimo numero di ENERGIA (2.24). A partire dall’editoriale del direttore Alberto Clò, che si interroga su chi e come possa governare la transizione energetica e su quale dei numerosi e divergenti scenari energetici affidarsi a tale scopo.

L’importanza di guardare avanti…

Il rischio è perdersi tra le illusioni della transizione energetica, alcune delle quali cerchiamo di dipanare con un terzetto di articoli: Vaclav Smil sui fabbisogni materiali della transizione; G.B. Zorzoli sulla vulnerabilità (ovvia ma trascurata in Europa) delle rinnovabili ai danni atmosferici; Goehring e Rozencwajg sull’impatto delle auto elettriche sulla riduzione dei consumi di petrolio, con un’analisi del caso norvegese.

L’articolo di Claudio Baccianti analizza invece gli effetti macroeconomici di breve e lungo periodo delle politiche climatiche in Europa (investimenti, domanda aggregata, produttività, finanze pubbliche, etc.), dal quale emergono, da un lato, la diversità delle specifiche situazioni nei singoli paesi e, dall’altro, la scarsa conoscenza che comunque si ha, sia dalla letteratura che da studi applicati, degli effetti delle politiche climatiche sulle loro economie e su quelle dell’Europa nel suo assieme. “Quel che avrebbe dovuto semmai sapersi prima e non dopo la loro adozione”, come scrive Alberto Clò nella presentazione del numero.

…e quella di guardare indietro

Ciò su cui invece è opportuno interrogarsi “dopo” è come gli eventi esterni ed esogeni impattano sui piani stabiliti. Ed è ciò che propongono i ricercatori Enea Francesco Gracceva e Bruno Baldissara con l’articolo Il lascito della doppia crisi sul sistema energetico italiano ed europeo. Articolo che si colloca nel solco di una collaborazione annuale avviata nel 2019.

L’articolo si propone due obiettivi: “in primo luogo, descrivere e analizzare come le due crisi abbiano impattato sul sistema energetico europeo, con particolare attenzione su quello italiano, e confrontarne gli esiti; in secondo luogo, valutarne il lascito, esaminando in cosa e quanto il sistema energetico di oggi si differenzia da quello del 2019, per provare a capire se il combinato disposto dei due shock esogeni e degli interventi dei decisori abbia prodotto un cambiamento strutturale del sistema nella direzione della transizione energetica, a premiare la strategia dei decisori europei di utilizzare le crisi per accelerare la decarbonizzazione dell’economia europea.”

Oltre a guardare il futuro, delineando scenari e pianificando roadmap che ci portino verso gli obiettivi desiderati, è infatti altrettanto opportuno e necessario guardare indietro per verificare se le cose stanno andando come auspicato e se i presupposti sui cui si è ragionato sussistano ancora. In particolare, quando gli eventi intercorsi sono di portata epocale.

2 shock senza precedenti

“Negli ultimi quattro anni, tra l’inizio del 2020 e la fine del 2023”, scrivono Gracceva e Baldissara, “il sistema economico ed energetico europeo (e italiano) è stato attraversato da due shock esogeni di portata globale e di rilevanza tale da trovare pochi paralleli storici: il biennio della pandemia di Covid-19 e il seguente biennio della guerra in Ucraina.

In entrambi i casi si sono registrati effetti che non hanno precedenti: nel 2020 le restrizioni introdotte per contenere la diffusione della pandemia hanno determinato il crollo della mobilità (–36% il dato dei passeggeri-km in Italia)(1), un calo del Pil (–6% nell’area euro) inferiore nell’ultimo secolo solo al calo registrato nel 1945, un calo senza precedenti dei consumi di energia (–9%); nel 2022 le crisi parallele dei mercati del gas e dell’elettricità hanno determinato prezzi medi annui delle due commodity pari a cinque volte le loro medie di lungo periodo (con picchi pari a dieci volte).

In entrambe le crisi agli shock esogeni si sono sovrapposti i molteplici interventi dei decisori politici europei, con misure economiche, energetiche e ambientali, anch’esse con pochi precedenti storici, finalizzate a contrastare gli effetti degli shock sul sistema economico ed energetico, a diverse scale temporali.”

Ricca di dati, l’analisi muove dalla presentazione degli effetti delle due crisi sulla dinamica del sistema (par. 1) a partire dai dati essenziali (par. 1.1) per poi proporre una scomposizione (par. 1.2) della variazione delle emissioni di CO2, che “permette un’interpretazione dell’impatto delle due crisi sui macro-fattori del sistema energetico dell’area euro e dell’Italia, e una valutazione di quanto la traiettoria del sistema nelle due crisi sia risultata in linea con quella coerente con il percorso di accelerata decarbonizzazione delineato dai decisori politici europei”.

Italia Ue obiettivi 2030

Almeno metà del calo dei consumi di gas dell’ultimo biennio può essere riconducibile a fattori non strutturali o quanto meno non virtuosi

Nel secondo paragrafo gli autori si interrogano se il calo dell’intensità energetica sia o meno un lascito strutturale delle crisi (par. 2), proponendo una valutazione aggregata (par 2.1) e un’analisi delle dinamiche sottostanti (par 2.2).

“I dati grezzi visti fin qui sembrano indicare che (…) le due crisi potrebbero aver impresso un cambiamento alla dinamica del sistema, in particolare accelerando il ritmo di riduzione dell’intensità energetica dell’economia, che storicamente era invece risultato modesto e ampiamente inferiore a quello implicito in tutti gli scenari di decarbonizzazione”.

Tuttavia, “una considerazione più approfondita delle dinamiche sottostanti alla rimarchevole riduzione dell’intensità energetica nell’ultimo biennio permette di declinare meglio questa valutazione di carattere generale sulla natura probabilmente temporanea e solo parzialmente «strutturale» delle due crisi”.

Amare le conclusioni lasciate al terzo e ultimo paragrafo (3. Sintesi: stato del sistema energetico italiano rispetto agli obiettivi 2030): “Il quadro che ne emerge è di un generale peggioramento, perché tutti gli obiettivi al 2030 sono oggi più lontani rispetto a quanto fossero quattro anni fa: per ciascuno degli indicatori di riferimento individuati nel Pniec 2023 (Mase 2023) la variazione che si dovrebbe realizzare tra il 2023 e il 2030 per raggiungere gli obiettivi del pacchetto Fit for 55 è più sfidante di quella che era necessaria nel 2019 per raggiungere gli obiettivi 2030 validi allora, cioè quelli del Pniec 2019 (come emerge dal confronto fra le ultime due colonne di Tab. 1)”.

Italia Ue obiettivi 2030

Rinnovabili, il ritmo di crescita coerente con il target 2030 è pari a circa 6 volte quello registrato negli ultimi quattro anni

“Nel 2023 le emissioni totali italiane di gas serra sono stimate inferiori di circa il 26% rispetto al 1990, in notevole progresso rispetto al 2019, quando erano inferiori del 19% rispetto al 1990. Ciononostante, per raggiungere il target 2030 è ancora necessario un taglio di oltre 100 milioni di tonnellate di CO2eq, che nei prossimi sette anni richiede una riduzione media annua del 4,8%, laddove a fine 2019, per raggiungere l’obiettivo 2030 allora fissato nel Pniec (del 2019) era sufficiente una riduzione media annua del 2,3% m.a.

È notevole che l’obiettivo 2030 richiede di raddoppiare il già significativo ritmo di riduzione delle emissioni dell’ultimo (peculiare) quadriennio, peraltro reso possibile da fattori congiunturali che hanno avuto un ruolo significativo nel calo record dell’intensità energetica (come visto sopra)”.

In conclusione, “le due eccezionali crisi degli ultimi quattro anni, combinate con gli altrettanto eccezionali interventi dei decisori politici europei, hanno entrambe avuto un impatto enorme sul sistema energetico, ma solo la crisi dei prezzi sembra aver avuto qualche effetto permanente. Al momento non sembra però che questi effetti siano tali da indicare un sostanziale cambiamento della traiettoria del sistema, che oggi risulta anzi più lontano dagli obiettivi 2030 di quanto fosse prima delle crisi”.


Il post presenta l’articolo di Francesco Gracceva e Bruno Baldissara Il lascito della doppia crisi sul sistema energetico italiano ed europeo pubblicato su ENERGIA 2.24 (pp. 40-48)

Francesco Gracceva e Bruno Baldissara sono ricercatori Enea


Foto: Unsplash

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