Nel 2025 andranno bandite le gare per le concessioni della rete di distribuzione elettrica in scadenza nel 2030. Mentre la Politica e il Regolatore latitano, ENERGIA ravviva il dibattito con il contributo di Luigi De Francisci e Carlo Stagnaro.
Era il 2021 quando la rivista ENERGIA avviava un dibattito a più voci sulla governance della rete di distribuzione elettrica di bassa e media tensione. La ragione risiedeva nella volontà di sollevare per tempo una materia molto complessa e con numerosi interessi legittimi in gioco.
Il Decreto Bersani del 1999 fissa il termine delle concessioni per le reti di distribuzione elettrica al 31 dicembre 2030, ma stabilisce che le gare devono essere bandite almeno cinque anni prima della scadenza, ovvero entro fine 2025. Fra non molti mesi.
Nulla è stato deciso o anche solo dibattuto
Il dibattito (che si può trovare riassunto a questo link e acquistare integrale qui) ha visto confrontarsi numerosi esperti di settore – Gian Paolo Repetto, Chicco Testa, G.B. Zorzoli, Carlo Stagnaro, Tullio Fanelli e Massimo Mucchetti, Luigi de Francisci e Alberto Mariani, il giurista Marcello Clarich – i quali auspicavano una presa di coscienza da parte della politica sull’importanza del tema e delle tempistiche.
Eppure, poco o nulla si è mosso da quel marzo 2021. “Nonostante la sua grande importanza e l’avvicinarsi delle scadenze fissate dalla legge”, ha scritto il direttore Alberto Clò, “nulla è stato deciso o anche solo dibattuto”.
Il tema infatti non è rilevante solo per ragioni regolatorie inerenti il futuro delle concessioni della distribuzione elettrica e le gare da bandire nel 2025 ma per le ambizioni stesse di transizione energetica del paese. “Le reti elettriche di distribuzione sono nodali per le politiche della transizione”, scrive Gian Paolo Repetto nel suo recente punto su stato, investimenti, concessioni delle reti di distribuzione pubblicato su RivistaEnergia.it, “eppure mai come ora i sistemi infrastrutturali mostrano una crescente vulnerabilità, specie nelle aree urbane, come testimoniano i recenti blackout in alcune grandi città italiane con l’aumento delle temperature e della richiesta di punta”.
Per queste ragioni, nel numero 2.24 del trimestrale ENERGIA abbiamo deciso di tornare sul tema grazie al contributo di Luigi De Francisci e Carlo Stagnaro, che propongono un confronto di opinioni costruito attorno a una domanda: quanto è attuale, 25 anni dopo, quel disegno di mercato?
De Francisci/Stagnaro: un confronto di opinioni
Risposta non semplice e non ovvia, ma soprattutto non univoca, con De Francisci convinto che le nuove sfide poste dall’evoluzione del mercato elettrico ed energetico e dalle loro priorità richiedano un radicale ripensamento del Decreto Bersani, mentre Stagnaro pensa che proprio la revisione immaginata dal Bersani dia l’opportunità per un aggiustamento di segno opposto.
L’articolo ricostruisce le caratteristiche del mercato della distribuzione elettrica in Italia e le ragioni per cui negli anni Novanta fu prevista un’importante riorganizzazione da attuare nel 2030, ovvero alla scadenza delle concessioni attualmente in essere. Da allora, la rapida evoluzione tecnologica e le politiche di decarbonizzazione hanno introdotto diverse priorità per il mercato elettrico e una profonda trasformazione del ruolo del Dso.
Gli Autori sviluppano in modo tra loro dialettico tre punti:
(a) la ricostruzione storica delle deliberazioni adottate dall’avvio della liberalizzazione del mercato elettrico nazionale, a seguito della direttiva europea del 1996;
(b) i mutamenti di vario ordine che hanno visto una profonda trasformazione del ruolo del distributore elettrico (in passato di carattere essenzialmente tecnico, oggi pivotale dell’intero sistema elettrico e in grado di influenzare gli esiti dei mercati, quel che induce a favorire forme di separazione più nette);
(c) le possibili scelte che potrebbero adottarsi in vista della scadenza del 2030.
34-39 miliardi di euro gli investimenti annui necessari a livello europeo
Di seguito proponiamo l’introduzione dell’articolo.
“Il ruolo degli operatori delle reti di distribuzione elettrica (Dso) sta cambiando profondamente, per effetto sia dell’evoluzione tecnologica, sia degli obiettivi politici legati alla decarbonizzazione dell’economia. Si stima che, a livello europeo, nel decennio 2021-2030 saranno necessari investimenti annuali di circa 34-39 miliardi di euro, con un incremento del 50-70% rispetto al 2016-2020 (Deloitte, E-Dso e Eurelectric 2021).
Questi investimenti sono legati a una serie di dinamiche in parte indipendenti le une dalle altre, in parte collegate: tra le altre, l’esigenza di connettere alle reti una crescente capacità di generazione da fonti rinnovabili (sempre più spesso allacciata in bassa o media tensione), la digitalizzazione, la maggiore partecipazione della domanda ai mercati.
Questo determina una grande attenzione per l’organizzazione dei mercati e le caratteristiche degli operatori, oltre che un costante tentativo dei regolatori di stimolare un miglioramento delle performance (Pollitt et al. 2022).
122 operatori in Italia, ma il primo copre l’85% dei punti di prelievo
In Italia gli operatori della distribuzione elettrica erano 122 al 31 dicembre 2022, in calo rispetto ai 133 censiti un decennio prima. Di questi, uno soltanto (e-distribuzione) serviva circa 31,4 milioni di punti di prelievo su un totale di 36,9 e altri tre avevano più di 500 mila clienti (Areti con 1,6 milioni di pod, Unareti con 1,2 milioni di pod e Ireti con 0,7 milioni di pod). Tutti gli altri operatori, congiuntamente, servivano meno di due milioni di pod (Arera 2023).
Nel frattempo i dati sono cambiati leggermente, in particolare a causa della cessione di alcune reti lombarde da e-distribuzione a Unareti (che ha in tal modo guadagnato circa 800 mila pod)(1). Nella sostanza ciò non cambia la struttura del mercato: un singolo operatore ha una posizione ampiamente dominante (con oltre l’80% dei punti di riconsegna), alcuni operatori di medie dimensioni servono soprattutto alcune aree urbane, mentre per il resto esiste un pulviscolo di piccoli e piccolissimi operatori prevalentemente concentrati nelle aree rurali e alpine.
Tale struttura è conseguenza delle modalità che, nel 1962, portarono alla nazionalizzazione del settore dell’energia elettrica, con la creazione dell’Enel e l’accorpamento al suo interno di tutti gli asset per la generazione, la trasmissione e la distribuzione dell’energia elettrica, con l’eccezione di alcune zone montane e aree urbane dove furono mantenute quelle che all’epoca erano le aziende municipalizzate (Zorzoli 2005).
Le gare andranno bandite «non oltre il quinquennio precedente la medesima scadenza», cioè entro il 31 dicembre 2025
L’attività di distribuzione viene esercitata sulla base di una concessione nazionale, rilasciata dall’attuale Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica. La materia è disciplinata dall’articolo 9 del decreto Bersani(2), che nel 1999 recepì il primo pacchetto energia dell’Unione Europea dando il via, nel nostro Paese, alla liberalizzazione del settore. Le concessioni in essere scadranno il 31 dicembre 2030 e dovranno essere rinnovate secondo un articolato percorso definito dal medesimo decreto. In particolare, le concessioni dovranno essere assegnate tramite procedure competitive e il relativo perimetro andrà ridefinito in modo tale che ciascun ambito sia «non inferiore al territorio comunale e non superiore a un quarto di tutti i clienti finali». Le gare per la distribuzione elettrica andranno bandite «non oltre il quinquennio precedente la medesima scadenza», cioè entro il 31 dicembre 2025.
La disciplina in vigore quindi prescrive, in primo luogo, di definire il perimetro delle nuove concessioni in modo tale che nessuna possa eccedere il 25% del totale dei clienti, con una significativa revisione dell’attuale perimetro; secondariamente, le procedure per l’assegnazione delle nuove concessioni dovrebbero essere avviate entro il quinquennio precedente la scadenza di quelle esistenti, cioè entro il 31 dicembre 2025.
Non risultano iniziative né da parte del governo, né da parte del regolatore
Al momento, non risultano iniziative in tal senso né da parte del governo, né da parte del regolatore. Diventa quindi importante approfondire non solo i contenuti delle norme esistenti – alla luce della situazione tanto nel mercato contiguo del gas, quanto nello stesso mercato in altri paesi europei – ma anche ragionare sulle modalità attraverso cui il processo dovrebbe essere disegnato, inclusa l’attualità delle disposizioni contenute nel decreto Bersani alla luce del mutato contesto.
Questo articolo, dopo aver ricostruito la storia (par. 1. La liberalizzazione all’italiana: come siamo arrivati all’assetto attuale; 1.1. Istituzione dell’Autorità di settore e direttiva 96/92: la commissione Carpi; 1.2. Il decreto legislativo 79/99) e la situazione attuale (par. 2. Il Decreto Bersani:
gare per la distribuzione elettrica nel caso italiano ed europeo; 2.1. La disciplina delle reti in Italia 2.2. Le reti elettriche in Europa), rifletterà sui pro e i contro della procedura prevista dal Bersani.
Gli Autori hanno opinioni differenti sul tema: quindi, De Francisci (par. 3. Spezzatino: perché no) spiegherà perché, a suo avviso, le previsioni del Bersani vanno riviste, anche alla luce dei buoni risultati conseguiti dagli attuali gestori della distribuzione elettrica; Stagnaro (par. 4. Spezzatino: perché sì; 4.1. La concorrenza per confronto; 4.2. La terzietà dei distributori; 4.3. Il sector coupling) illustrerà perché, secondo lui, il ruolo emergente dei Dso rende addirittura insufficienti i limiti posti dal Bersani, facendo quindi preferire una soluzione che riduca la dimensione dei Dso elettrici e favorisca in tal modo il coordinamento coi Dso gas.
Entrambi gli Autori cercheranno di «estremizzare» le rispettive posizioni, in modo tale da farne risaltare gli elementi di forza e di criticità e agevolare i lettori nello sforzo di farsi un’idea. Il par. 5 riassume e conclude. (…) È il momento di prendere sul serio la questione e aprire un dibattito che, negli ultimi due decenni e mezzo, è rimasto sottotraccia: qualunque sia l’esito di questa riflessione, è importante che essa sia approfondita e consapevole”.
Il post presenta l’articolo di Luigi De Francisci e Carlo Stagnaro Analisi e dibattito sul riassetto della distribuzione elettrica pubblicato su ENERGIA 2-24 (pp. 74-83)
Luigi De Francisci, Comitato scientifico ENERGIA
Carlo Stagnaro, Istituto Bruno Leoni e Comitato scientifico ENERGIA
Foto di Markus Kammermann da Pixabay
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