L’8 maggio 2024 è stata pubblicata la Direttiva Epbd IV cosiddetta case green, quali sono gli impegni, le strategie e i costi che interesseranno l’Italia? Su ENERGIA 4.24, L. Croci, F. D’Oria, M. F. Talamo, E. Brugnetti e M. Borgarello del gruppo efficienza energetica di Rse quantificano gli obiettivi per l’Italia e analizzano diverse strategie che si potranno mettere in atto e che entro il 2035 potrebbero coinvolgere potenzialmente il 10-15% delle abitazioni italiane attualmente occupate.
Con l’ambizione di conquistare la leadership nella lotta ai cambiamenti climatici, l’Unione europea ha posto ai paesi membri obiettivi sempre più sfidanti in materia di riduzione delle emissioni di gas serra e di politiche di efficienza energetica.
Il settore residenziale ha sempre assunto un ruolo di primo piano nella strategia europea in quanto responsabile del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra.
A partire dalla Direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico nell’edilizia, chiamata Energy Performance Buildings Directive (Epbd), vi sono stati una serie di aggiornamenti sino alla pubblicazione l’8 maggio 2024, sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, della Direttiva Epbd IV 2024/1275.
Su ENERGIA 4.24 torniamo sul tema della Direttiva case green per analizzarne impegni, strategie e costi per l’Italia. Lo facciamo grazie al contributo dei membri del gruppo efficienza energetica di Rse Lorenzo Croci, Francesco D’Oria, Maria Francesca Talamo, Ennio Brugnetti e Marco Borgarello che già nel numero 2.23 ci avevano aiutato ad esplorare i possibili costi per l’Italia dell’allora proposta di Direttiva case green e nell’aprile 2024 su RivistaEnergia.it i nodi da sciogliere da parte del governo italiano a seguito dell’approvazione della Direttiva da parte del Parlamento europeo e del Consiglio Ecofin.
Riqualificazione case, opportunità o criticità?
“Il tema «riqualificazione case» ha sempre generato un ampio dibattito sugli impatti che avrebbe potuto determinare, vedendo schierati, in posizioni opposte, coloro che ne intravedono delle opportunità e chi viceversa scorge prevalentemente delle criticità. Ricordiamo, infatti, che la stessa Epbd, nella formulazione attuale, è il frutto di un’intensa negoziazione avviata dai vari Stati membri che ha, complessivamente, determinato un «rilassamento» dei più stringenti obiettivi previsti dalla precedente formulazione della direttiva che prevedeva, per gli edifici non residenziali e quelli di proprietà pubblica, il raggiungimento della classe energetica E al 2027 (D al 2030), mentre per il residenziale la classe energetica E al 2030 e la D al 2033.
Ad alimentare il dibattito contribuiscono le raccomandazioni delineate nel Piano Strutturale di Bilancio 2025-2029, che sottolineano la necessità di mantenere un complesso equilibrio a livello nazionale tra il rispetto della sostenibilità di bilancio e il raggiungimento degli obiettivi comuni europei legati alla transizione ecologica e digitale. A tal fine, sarà cruciale definire con precisione le priorità di spesa, concentrandosi sulla qualità e sull’efficienza degli interventi, con un’allocazione delle risorse disponibili verso finalità ambiziose e strategiche per il Paese”.
Secondo la Direttiva, illustrano gli Autori, “si dovrà attuare un piano progressivo di trasformazione del parco immobiliare nazionale in cui tutti gli edifici residenziali, partendo da quelli meno efficienti, dovranno ridurre, rispetto al dato 2020, il loro fabbisogno di energia primaria del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035; per quelli non residenziali l’obiettivo del 26% entro il 2033.
Per quanto riguarda il settore residenziale, inoltre, almeno il 55% della riduzione del consumo medio di energia primaria dovrà essere conseguito intervenendo sul 43% degli edifici con le prestazioni peggiori (art. 9 comma 2). Per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica, dovranno essere a emissioni zero dal 2028 tutti gli edifici pubblici di nuova costruzione e dal 2030 anche le nuove costruzioni residenziali private”.
Il consumo di energia primaria medio per unità abitativa dovrà calare del 16% al 2030 e del 21% al 2035
L’analisi muove dalla quantificazione degli obiettivi della Direttiva Case Green per l’Italia (par. 1), da come ripartire la riduzione dei consumi di energia primaria sugli edifici esistenti per poi interrogarsi su come «assicurare» che le abitazioni vengano riqualificate (par. 2), paragrafo nel quale gli autori tracciano e quantificano le due strade percorribili riqualificazione impiantistica con pompe di calore e fotovoltaico e ristrutturazione importante oltre che ipotizzare uno scenario aggiuntivo, intermedio rispetto ai due precedenti.
La terza parte è dedicata alle Conclusioni (par. 3) che riportiamo per esteso.
“Lo studio condotto da Rse evidenzia quanto l’obiettivo Epbd sia sfidante. Si stima che entro il 2035 potrebbero essere coinvolti da 2,6 a 3,7 milioni di abitazioni da riqualificare, pari quasi al 10-15% delle abitazioni attualmente occupate. Si tratta di uno sforzo notevole, ma che può beneficiare dei risultati già conseguiti dalle misure di efficienza energetica attuate tra il 2021 e il 2024. Infatti, Rse stima che il risparmio di energia primaria non rinnovabile già raggiunto sia equivalente al 60% dell’obiettivo Epbd 2030 e al 45% del target 2035.
Superbonus, Ecobonus e il Bonus casa hanno conseguito il 60% dell’obiettivo Epbd 2030 e il 45% del target 2035
Come raggiungere gli obiettivi della direttiva, considerando i vincoli di bilancio e il contesto internazionale caratterizzato da molte incertezze? Lo studio non propone una soluzione, ma delinea indicazioni e percorsi potenziali che, sulla base delle valutazioni svolte, potrebbero «facilitare» il cammino verso gli obiettivi prefissati.
La prima considerazione è che l’approccio non può prescindere da un presupposto di base: è essenziale definire una strategia in grado di agire «chirurgicamente» sul parco immobiliare. In linea con i requisiti dell’Epbd e per ragioni di opportunità, è prioritario intervenire sugli edifici con le prestazioni peggiori, ovvero quelli in cui il rapporto tra i costi investiti e i benefici ottenuti risulta più favorevole. Secondo lo studio Rse, circa 10,8 milioni di abitazioni in Italia si trovano in queste condizioni. In questo modo, si potranno ridurre i costi per lo Stato e ottenere risparmi più significativi, contribuendo così in modo efficace al raggiungimento degli obiettivi stabiliti dell’Epbd.

Ad esempio, come evidenziato nello studio, se si decidesse di effettuare un intervento di ristrutturazione importante, che comporta costi elevati, si potrebbe raggiungere il target Epbd con un valore di detrazione superiore al 60% (Fig. 4), anche se la convenienza economica si avrebbe solo per circa un quarto degli edifici «peggiori» (Fig. 3).
Riqualificazione impiantistica o ristrutturazione importante?
Un ulteriore elemento da considerare è l’importanza di stabilire criteri di selezione, che Rse ha individuato nei seguenti tre punti: (i) i costi per gli utenti e le relative risorse che lo Stato dovrebbe pianificare per rendere l’efficientamento economicamente vantaggioso, (ii) l’entità dello sforzo, ovvero il volume di interventi da realizzare e, infine, (iii) la fattibilità tecnica, ossia la probabilità di convincere e stimolare gli utenti a intraprendere un cambiamento.
L’uno non esclude l’altro, ma è evidente che se si adotta, ad esempio, il principio di minimizzare i costi, sarà necessario optare per le soluzioni meno costose, il che comporterà inevitabilmente il coinvolgimento di un numero maggiore di interventi.
In tal senso, ad esempio, l’ipotesi impiantistica appare quella che, in breve tempo, potrebbe essere la più percorribile: costi medi per utente pari a circa 20.000 euro, possibilità di ottenere il pareggio del Van con aliquota di detrazione a partire dal 45% per circa 2 milioni di abitazioni (Fig. 4).

Tuttavia, poiché l’obiettivo a lungo termine è orientato verso la riqualificazione Nearly zero energy building, sarebbe utile prevedere delle finestre di opportunità per implementare interventi di efficientamento in quei casi considerati profittevoli. Ciò dovrebbe avvenire mantenendo la necessità di avere a supporto aliquote di detrazione più elevate, pari al 60% o superiori, ai fini del raggiungimento del target Epbd.
Tra sostenibilità ambientale, economica e contrasto alla povertà energetica
È doveroso fare una riflessione sulla riforma delle detrazioni. Come anticipato dalle istituzioni, il sistema degli incentivi edilizi sarà oggetto di razionalizzazione che, secondo le indicazioni, dovrebbe essere disegnata secondo il concetto di premialità rispetto agli obiettivi di efficientamento energetico e sui principi di equità sociale. Questo approccio, che è inevitabilmente determinato dalla necessità di ottimizzare l’utilizzo delle risorse pubbliche, come evidenziato dai risultati dallo studio, è condivisibile nel principio. Tuttavia, sarà essenziale sviluppare meccanismi di accesso che ne preservino lo spirito, evitando al contempo un aggravio delle procedure amministrative, che potrebbero scoraggiare gli utenti dall’intraprendere azioni di efficientamento.
Il coinvolgimento degli utenti, infatti, rappresenta il punto più delicato del tema: secondo lo studio svolto da Doxa, nell’ambito dell’indagine Casa Doxa 2024, il 40% delle famiglie intervistate (circa 7.000 in totale) si dichiarerebbe disposto a investire in progetti di efficientamento (Fig. 5). Sebbene questo risultato sia incoraggiante, evidenzia una potenzialità che dovrà successivamente essere concretizzata in azioni reali.
Infine, un’ultima riflessione: vi è una elevata probabilità che le case «peggiori», su cui si deve intervenire, siano occupate da fasce di popolazione più vulnerabili, caratterizzate da una minore disponibilità economica e da una scarsa consapevolezza dei temi ambientali. Questo punto di debolezza richiede una particolare attenzione e dovrà essere affrontato. Le politiche di riqualificazione e di rigenerazione urbana, però, possono fornire una risposta efficace, individuando delle soluzioni capaci di conciliare entrambi gli obiettivi: ridurre il consumo di energia nel settore residenziale e mitigare il fenomeno della povertà energetica”.
Il post presenta l’articolo di di L. Croci, F. D’Oria, M.F. Talamo, E. Brugnetti, M. Borgarello Direttiva «case green»: impegni, strategie, costi pubblicato su ENERGIA 4.24 (pp. 18-24)
Lorenzo Croci, Francesco D’Oria, Maria Francesca Talamo, Ennio Brugnetti e Marco Borgarello, Gruppo efficienza energetica Rse
Foto: unsplash
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