La necessità di rispondere alle sfide poste dal cambiamento climatico e di ingenti investimenti nel campo della transizione ecologica hanno portato Albania, Emirati Arabi Uniti e Italia a sviluppare un partenariato strategico trilaterale finalizzato alla realizzazione di progetti nel settore dell’energia rinnovabile tra le due sponde del Mar Adriatico, con importanti risvolti politici.

L’evoluzione del partenariato trilaterale
Durante l’Abu Dhabi Sustainability Week 2025, svoltasi dal 12 al 18 gennaio, il Primo ministro albanese Edi Rama, il Presidente degli Emirati Arabi Uniti (Eau) Mohamed bin Zayed Al Nahyan e la leader del governo italiano Giorgia Meloni hanno costituito una partnership trilaterale per rafforzare la cooperazione tra i Paesi nel campo delle energie rinnovabili e delle infrastrutture energetiche. In particolare, è stato stabilito di sviluppare progetti in Albania utili a produrre energia verde – attraverso impianti solari, eolici e soluzioni ibride con potenziale di accumulo tramite batterie – con l’obiettivo di esportarne poi una parte in Italia attraverso una linea di trasmissione elettrica transfrontaliera. L’interconnessione, dal valore di circa un miliardo di euro, sarà gestita dalla compagnia energetica nazionale degli Eau, Taqa, insieme all’italiana Terna. L’infrastruttura dovrebbe collegare la città albanese di Valona con la regione Puglia e dovrebbe essere ultimata entro tre anni.
Il progetto non è nuovo. I primi sviluppi per la realizzazione dell’interconnessione Italia-Albania sono datati al 2007. L’allora Ministero dello Sviluppo Economico italiano aveva però previsto un percorso differente: da Durazzo a Foggia. Dopo molti anni di fermo, nel 2023 la sua costruzione è tornata all’attenzione quando gli operatori italiani e albanesi hanno deciso di collaborare alla definizione di fattibilità tecnica ed economica. Nello stesso momento, gli Eau hanno iniziato a manifestare interesse per l’iniziativa. Il rilancio definitivo arriva durante la 29° Conferenza delle Parti del 2024 (COP29), in quanto l’emiratina Masdar e l’albanese Kesh firmano ufficialmente una joint venture per il suo sviluppo.
Comunque, un ulteriore impulso alla partnership trilaterale, a seguito della sua costituzione, è arrivato il 24 febbraio, durante il Forum imprenditoriale Italia-Emirati Arabi Uniti, tenutosi in concomitanza con la visita a Roma del Presidente emiratino, che ha portato alla firma di 40 accordi, dal valore fino a 40 miliardi di euro, in diversi settori strategici. In particolare, l’Amministratore Delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha firmato tre accordi di collaborazione con società emiratine, tra cui uno nell’ambito della partnership trilaterale, in quanto ha designato la compagnia come acquirente preferenziale dell’energia rinnovabile prodotta in Albania.
Risvolti sulla sicurezza energetica nazionale e sul panorama internazionale
Questo accordo rappresenta un passo concreto per garantire maggiore stabilità e sicurezza ai sistemi energetici nazionali dei Paesi coinvolti e a progetti infrastrutturali di più largo respiro.
Per l’Albania, questa partnership è di particolare rilevanza, poiché quasi l’intera (98%) produzione dell’elettricità a livello nazionale dipende da un’unica fonte, l’idroelettrico, la cui disponibilità è fortemente influenzata dalle precipitazioni e quindi risulta instabile.

Fonte: Agenzia internazionale per l’energia
Inoltre, la diversificazione delle fonti di produzione di elettricità attraverso il solare e l’eolico rappresenta un’opportunità strategica per rafforzare la resilienza del sistema energetico albanese. Soprattutto, l’eolico ha un notevole potenziale nel Paese. Esso però tuttora non è sfruttato, dato che finora sono state soltanto avviate alcune gare d’appalto per impianti onshore. Infatti, l’Albania, grazie alla sua posizione geografica caratterizzata da coste estese e aree collinari, dispone di condizioni naturali idonee per la produzione di energia eolica. Un ulteriore elemento di interesse legato a questa partnership per l’Albania è che l’interconnessione con l’Italia rappresenta anche un passo verso una maggiore integrazione della rete albanese al mercato energetico europeo. Il suo sviluppo permetterebbe di collegare non solo i due Paesi rivieraschi. Inoltre, esso metterebbe a sistema anche le interconnessioni elettriche esistenti tra Albania e i suoi vicini regionali (Grecia, Kosovo e Montenegro).
La maggior interconnessione è un elemento di interesse per l’Italia. Il governo di Giorgia Meloni ha l’ambizione di rendere l’Italia un centro per la distribuzione di energia tra Nord Africa, Medio Oriente e Europa. Attualmente, esistono soltanto due collegamenti elettrici attivi tra i Balcani occidentali e l’Italia. Il primo è extra-UE, attraverso l’elettrodotto con il Montenegro. Il secondo è intra-UE con la Grecia. In tale contesto, il potenziamento delle connessioni elettriche con la sponda orientale del Mar Adriatico risulta particolarmente rilevante, viste le ambizioni del governo.

Fonte: Terna.
Inoltre, la partnership trilaterale rappresenta un passo importante per la sicurezza energetica dell’Italia. Il mix energetico nazionale dipende ancora in gran parte dalle importazioni di combustibili fossili. Queste, tra l’altro, provengono da Paesi esportatori spesso affetti da una significativa instabilità socio-economica e politica. La stessa permetterebbe anche di rispettare gli obiettivi comunitari di decarbonizzazione del EU Green Deal e di REPowerEU.
Per di più, l’interconnettore elettrico tra Albania e Italia assume una rilevanza strategica a livello internazionale. Esso è funzionale all’IMEC (India-Middle East-Europe Economic Corridor), l’ambizioso progetto finalizzato alla creazione di un corridoio commerciale e infrastrutturale tra India, Medio Oriente ed Europa. All’interno dello stesso, Roma intende svolgere un ruolo di primo piano. Funzionale perché, oltre alla definizione di nuove rotte marittime e terrestri per il trasporto merci, l’accordo prevede la realizzazione di infrastrutture energetiche strategiche. Tra le stesse vi sono linee di trasmissione elettriche sottomarine e gasdotti dedicati al trasporto di idrogeno verde.
“Amicizie” convenienti?
Gli accordi definiti dalla partnership trilaterale siglata lo scorso gennaio sono certamente frutto di precise scelte strategiche. Queste sono mirate a stimolare la produzione e la trasmissione di energia rinnovabile, ma riflettono anche una chiara volontà di rafforzare le relazioni tra Paesi.
Negli ultimi anni, infatti, i rapporti tra Italia e Albania, guidati rispettivamente dagli esecutivi di Giorgia Meloni e di Edi Rama, si sono notevolmente intensificati. Un esempio emblematico di questa crescente vicinanza strategica e personale è l’accordo sui migranti del novembre 2023. In occasione della firma della recente partnership trilaterale, Rama ha sottolineato chiaramente la solidità di questi legami affermando: “Quando si tratta di fratellanza, alleanze e vicinanze come quella che abbiamo con l’Italia, non tutto deve sempre convenire. Altrimenti, perché saremmo amici, fratelli e alleati?”
La sintonia personale tra i leader, infatti, ha rappresentato un fattore determinante nella definizione e nella stipula dell’accordo. Tuttavia, è necessario sottolineare che, quando si affrontano questioni critiche come la sicurezza energetica, non basta soltanto una convergenza di visioni personali e politiche tra leader. Gli investimenti richiesti in questo ambito presuppongono infatti garanzie di affidabilità, chiarezza normativa e stabilità istituzionale. Le stesse devono andare oltre il semplice accordo tra governi, assicurando così una prospettiva di lungo periodo
Si può dire, quindi, che il rapporto personale tra i leader abbia portato ad un allineamento negli interessi strategici sia in ambito economico sia politico.
L’Albania mira a diventare un esportatore netto di energia entro il 2030, sfruttando l’accesso ai redditizi mercati energetici europei. Questo obiettivo si accompagna a un rafforzamento della sua posizione geostrategica, favorito da una crescente integrazione politica ed economica con l’Unione europea. L’Italia, da parte sua, punta sulle interconnessioni energetiche – insieme agli idrogenodotti – come strumenti chiave di una nuova diplomazia energetica. Una iniziativa volta a consolidare il ruolo del Paese come hub strategico per la distribuzione dei flussi energetici. Infine, gli Emirati Arabi Uniti, grazie ai loro ingenti capitali e all’interesse crescente per le energie rinnovabili, consolidano il proprio ruolo di leader globale negli investimenti nel settore.
Allineamento che non è scemato a seguito della firma di gennaio. Anzi, il legame tra Italia ed Eau si è rafforzato attraverso l’apertura di una nuova congiuntura di interessi proiettati verso l’Africa. Roma, da un lato, attraverso il Piano Mattei – progetto strategico di diplomazia, cooperazione allo sviluppo e investimento – vuole sviluppare in Africa nuovi progetti in diversi settori, tra cui l’energia. Mancano però attualmente all’appello sufficienti fondi per la realizzazione degli stessi. Abu Dhabi, dall’altro lato, detiene importanti capacità di finanziare questi progetti. Il paese negli ultimi anni ha infatti dedicato una parte sostanziosa di questi proprio agli investimenti nel campo dello sviluppo sostenibile e nel continente africano.
Infatti, solo un mese dopo la stipula della partnership, in occasione della visita del Presidente degli Eau e dalla firma dei 40 accordi, i due Paesi hanno sottolineato la volontà di rafforzare la cooperazione trilaterale con le Nazioni del continente africano e agevolare co-investimenti nell’ambito energetico nel continente.
In questa direzione si inserisce anche la visita del 26 marzo del Commissario per i Partenariati internazionali dell’Unione europea, Josef Síkela, a Roma. Una visita incentrata “sullo sviluppo di collaborazioni ad ampio spettro tra l’Unione europea e le Nazioni del Vicinato meridionale e dell’Africa nonché le sinergie tra il Piano Mattei e la Strategia del Global Gateway dell’Unione europea”. L’inserimento del progetto italiano nell’ombrello europeo può infatti ampliare gli investimenti utili al suo sostegno. Occorre considerare che la strategia europea, volta a promuovere connessioni intelligenti, sostenibili e sicure dispone di un supporto finanziario pari a 300 miliardi di euro. La metà degli stessi è destinata proprio all’Africa.
L’energia, ma anche la migrazione, è stata trasformata in questione emergenziale e per questo affrontata principalmente attraverso l’ottica della sicurezza nazionale. Sebbene risponda alle preoccupazioni immediate dell’opinione pubblica, questo approccio securitario rischia di essere controproducente, poiché trascura la natura sistemica e strutturale di questi fenomeni.
La stabilità dei rapporti politici tra i soggetti coinvolti in un progetto di sviluppo di una infrastruttura energetica è certamente un bene. Essa può garantire un flusso di investimenti stabile e affidabile nel tempo. Tuttavia, è importante che le ambizioni politiche non distolgano l’attenzione e indirizzino azioni dove non è strettamente necessario farlo, come è già accaduto dopo la crisi derivata dal conflitto in Ucraina, quando le numerose proposte di gasdotti e idrogenodotti nel Mediterraneo hanno indirizzato risorse e attenzioni lontano dalle effettive priorità strategiche, quali la sostituzione del gas russo e la garanzia quindi di un approvvigionamento energetico sicuro.
Laura Ponte è Dottoranda in European Studies all’Università di Genova e Messina

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