22 Aprile 2025

Dove vanno gli investimenti delle compagnie energetiche?

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Per comprendere come procede la transizione è utile guardare agli investimenti delle compagnie energetiche, soprattutto in questa fase caratterizzata da una forte politicizzazione e polarizzazione. L’articolo di Francesco Martoccia (Citigroup) pubblicato su ENERGIA 1.25.

“Il prossimo decennio offre opportunità significative, ma anche sfide formidabili per le compagnie energetiche, che si troveranno a fronteggiare la continua volatilità dei prezzi delle materie prime, i rischi di tensioni geopolitiche in un mondo sempre più polarizzato e l’incertezza delle politiche nazionali e sovrannazionali legate alla transizione energetica, specie dopo il reinsediamento di Donald Trump alla Casa Bianca e il crescente consenso politico per i partiti più conservatori in Unione europea”.

copertina trimestrale 1.25

Nel numero 1.25 del trimestrale ENERGIA, oltre alle incognite di breve termine sugli scenari macroeconomici e delle materie prime affrontate nell’articolo di Daniela Corsini, esploriamo le incognite di lungo termine che le compagnie energetiche si trovano a fronteggiare in materia di investimenti. Lo facciamo con Francesco Martoccia, direttore esecutivo strategia energetica europea di Citigroup.

“Come dovranno rispondere le compagnie energetiche a queste complesse dinamiche per preservare la loro competitività e la loro capacità di imporsi ancora come soggetti economici e politici di rilievo, di garantire la sicurezza energetica, di influenzare il dibattito energetico globale nel lungo periodo?”.

Se da un lato gli investimenti nelle fonti di energia rinnovabile proseguono, dall’altro la realtà dei costi e della redditività, così come della sicurezza energetica, impongono scelte pragmatiche, con un focus ancora solido sui combustibili fossili.

L’articolo esplora le prospettive delle fonti fossili e lo stato dell’arte delle tecnologie a basse emissioni di carbonio. Si concentra quindi sulle differenti strategie delle compagnie energetiche statunitensi, europee e nazionali.

È, o sarebbe, comunque necessario realizzare copiosi investimenti anche nelle fossili

“Il panorama energetico globale sta subendo una trasformazione radicale. In termini reali, gli investimenti energetici a livello globale sono aumentati del 30% negli ultimi cinque anni e quasi tutta questa crescita è derivata da una maggiore spesa per energia più sostenibile – inclusi fotovoltaico, eolico e sistemi di accumulo – al punto che ormai gli investimenti legati alla transizione energetica rappresentano il 50% del totale. Di contro, gli investimenti legati ai combustibili fossili sono aumentati solo del 5%. Tuttavia, nonostante le fonti di energia rinnovabile stiano evidentemente penetrando nel mix energetico globale, i combustibili fossili continuano a ricoprire un ruolo di rilievo”.

“Sebbene sia incontrovertibile l’aumento degli investimenti nelle rinnovabili”, scrive Alberto Clò nella presentazione del numero, “resta il fatto che è, o sarebbe, comunque necessario realizzare copiosi investimenti anche nelle fossili”.

L’articolo di Martoccia muove dall’analisi delle dinamiche energetiche in atto, tra una domanda ancora certa di fossili e l’incerta redditività delle low-carbon (par. 1). “Dal punto di vista economico, la transizione energetica continua a rappresentare un tema di investimento abbastanza complesso. Nel 2024, tre quarti delle circa ottanta società quotate più strettamente legate alla transizione energetica monitorate dai nostri analisti finanziari hanno registrato perdite, segnando il quarto anno consecutivo di rendimento negativo per il settore (Fig. 1)”.

investimenti delle compagnie energetiche

La politicizzazione della transizione energetica

E le previsioni per il 2025 appaiono tutt’altro che favorevoli anche a causa della politicizzazione della transizione energetica che si osserva su entrambi i lati dell’Atlantico. Da una parte, col ritorno di Donald Trump; dall’altra, con l’emergere di nazionalismi energetici a fronte di un’Europa che pare più debole sul fronte energetico, tema evidenziato nell’editoriale di Alberto Clò e Francesco Sassi.

Una politicizzazione dovuta anche a ragioni economiche, ovvero ridotti vantaggi prodotti dalle nuove tecnologie green che mantengono un peso marginale sui consumi finali (insieme eolico e fotovoltaico contano per appena il 5%). “Le compagnie legate alla transizione energetica hanno fornito un prodotto più efficiente dal punto di vista dell’impatto ambientale, date le più basse emissioni di carbonio, ma hanno palesemente fallito nell’offrire tale prodotto a un costo più competitivo rispetto al sistema preesistente, specie considerando i costi nascosti legati alla produzione. La vera divisione non è tanto ideologica, quanto legata all’accessibilità economica”.

L’articolo prosegue con una panoramica delle tecnologie per la transizione (par. 2), da fotovoltaico ed eolico al nucleare da fissione, gli SMR e la fusione, le bioenergie e l’idrogeno.

“È certamente vero che in alcune parti del mondo le fonti di energia rinnovabile mostrano bassi costi. Le stime più basse oscillano intorno ai 16 dollari per megawattora per l’energia prodotta da impianti fotovoltaici di grande scala in Medio Oriente. Tuttavia, allo stesso tempo, le più recenti aste governative per le concessioni di impianti eolici in mare aperto nello Stato di New York si sono chiuse a prezzi intorno ai 130 dollari per megawattora. Questa variabilità riflette una serie di fattori che rendono difficile un confronto tout-court, vale a dire la tecnologia impiegata, i fattori di capacità, i costi variabili della catena di approvvigionamento e il costo del capitale”.

A contare, per solare ed eolico, sono quindi le condizioni geografiche, che sono fisse, ma anche le politiche dei paesi produttori, o meglio, della Cina. “Come per il fotovoltaico, i vantaggi derivanti dalla deflazione sembrano dipendere in larga parte dalla volontà politica di continuare a beneficiare della più economica filiera produttiva cinese dove i costi sono più bassi del 30%”.

Le strategie di investimento nell’esplorazione variano significativamente tra compagnie energetiche internazionali (americane ed europee) e nazionali

La terza parte dell’articolo è dedicata a come si muovono le compagnie energetiche (par. 3). “A conti fatti, l’alternativa più prossima e conveniente al nostro attuale sistema energetico sembra essere un sistema ibrido di fonti rinnovabili abbinate a un sistema di riserva di energia a gas naturale per soddisfare le oscillazioni stagionali della domanda. Tuttavia, l’accessibilità al gas naturale economico non è uniforme a livello globale, creando un vantaggio competitivo per alcune nazioni rispetto ad altre. Questo è particolarmente vero per gli Stati Uniti (mentre) la mancanza di coinvolgimento nella produzione da fratturazione idraulica rappresenta un problema per le compagnie europee, che faticano a dimostrare un vantaggio competitivo derivante dagli investimenti nella transizione energetica. (…) Nel mentre, un ulteriore distinguo andrebbe fatto per le compagnie energetiche nazionali, che ormai dominano alcuni settori dell’energia globale, come nel mercato del petrolio di cui rappresentano il 50% dell’offerta”.

investimenti delle compagnie energetiche

Relativamente alle strategie di investimento delle grandi compagnie energetiche, vale evidenziare che quelle americane investono sino al 70% del totale nel settore degli idrocarburi all’opposto di quelle europee che investono sino al 40% nella transizione energetica, con una conseguente minor crescita dei loro asset patrimoniali a danno della loro redditività. Dal canto loro, le compagnie energetiche nazionali dei paesi produttori (Noc) mantengono un elevato profilo di investimenti sia nelle fasi upstream che nella raffinazione, acquisendo un sempre maggior potere di mercato anche nei prodotti finiti.

“In sintesi” si legge nelle conclusioni (par.4) “la transizione energetica rimane un processo complesso, con un dibattito segnato da forti tensioni politiche ed economiche che ne condizionano la traiettoria. Se da un lato gli investimenti nelle fonti di energia rinnovabile proseguono, dall’altro la realtà dei costi e della redditività, così come della sicurezza energetica impongono scelte pragmatiche, con un focus ancora sui combustibili fossili.

Nel contesto di un’energia globale in evoluzione, chi saprà adattarsi meglio avrà il ruolo di guida nel plasmare il futuro del settore. Le compagnie che riusciranno a integrare innovazione, sostenibilità e competitività economica avranno un vantaggio significativo nel garantire la loro rilevanza a lungo termine”.


Il post presenta l’articolo di Francesco Martoccia  Compagnie energetiche e investimenti: che fare? pubblicato su ENERGIA 1.25 (pp. 20-25)
Francesco Martoccia è Direttore esecutivo strategia energetica europea, Citigroup


Foto di Leah Newhouse